venerdì 27 marzo 2009

Finestre

Esiste un celebre aneddoto, e poco importa se sia autentico o fabbricato, che racconta dello smarrimento in cui si trovò, un giorno del 1895, Wassily Kandinskij, il grande maestro cui si attribuisce “l’invenzione” della pittura astratta, dinanzi a uno dei capolavori di Claude Monet della serie dei Covoni. Enormi covoni di grano, enigmatici a forma di tukul, sullo sfondo di paesaggi dorati, quasi dissolti in pennellate energiche, spesse, multicolori.
Kandinskij, vuole la leggenda, fissa il dipinto, e non riesce a capire cosa vi sia raffigurato. È affascinato dalla potenza di quella composizione, da quei colori caldi, da quella materia così densa, ma non ci vede niente. Solo dopo qualche istante riesce a mettere insieme tutti i tasselli del puzzle, e capisce. Ma ormai il click in mente gli è scattato, non si torna indietro. Kandinskij ha compreso quanto possa essere straordinaria la pittura, anche in mancanza di un referente. Autentica o fabbricata, questa è l’allegoria della nascita dell’arte moderna.
Per quasi tutto il XX secolo, artisti, critici, e pubblico si sono alternativamente schierati per l’una o per l’altra via, tra figurazione e astrazione sembravano esservi quasi solo sguardi in cagnesco.

L’opera di Francesco Pasculli, che nella mostra del titolo Finestre si fa apprezzare entro In a box, un suggestivo e sintonico allestimento creato negli spazi della Galleria dell’Immagine di Rimini da Marco Croatti e Massimiliano Cannarecci, è invece una dimostrazione di come, discendendo da quell’archetipico covone, si possa produrre una pittura che rende obsoleta la distinzione tra figurativo e astratto.
Il covone, sia chiaro, non vale solo da antenato remoto, come una scimmia antropomorfa non è per nulla simile all’homo sapiens sapiens in doppiopetto e valigetta: qui la somiglianza c’è, eccome, perché la pittura di Pasculli, ormai da molti anni, opera una continua variazione sul tema del paesaggio, per la precisione del paesaggio agreste. Niente città, insomma, e quasi niente case, niente figura umana, tutt’al più un marginale manufatto, come uno steccato.
Ma è un paesaggio che continuamente presuppone il lavoro dell’uomo, perché queste vedute collinari - che potrebbero essere romagnole o del Montefeltro, senesi come umbre, delle Langhe o del Chianti, o venete o salentine - sono scorci di natura ordinata, addomesticata alla pari di un cane, docile millenaria compagna dell’uomo. Ed è nella ricca trama cromatica dei campi arati, nella scansione tra verdi, marroni, ocra e gialli della vegetazione, nel ritmo variegato di forme che segnano i profili dei poggi, nei cieli sabbiosi o affocati o bianchi o d’azzurro compatto, che Pasculli rintraccia una profonda possibilità di astrazione.

Finestre è
un titolo astuto, che mette in evidenza una modalità di visione solo apparentemente neutrale. Questi bellissimi quadri a prima vista si fingono innocenti, come panorami colti attraverso un vetro, mentre al contrario sono capricci, cioè composizioni di elementi reali assemblati in modo irrealistico, come si faceva nel Settecento con le rovine dell’Italia bella e decaduta da vendere ai nobili viaggiatori del Nord Europa in pieno Grand Tour.
Inoltre, le opere di Pasculli si offrono quasi più a una lettura tattile che visiva, sono dipinti lavorati e materici come la terra incisa, rivoltata, fecondata dei campi lo è dalle mani del contadino, sono segmentati, potati, smontati e rimontati come siepi, come rami d’albero, come filari.
Sembra tutta natura, ed è tutta storia.

1 commento:

sharazde ha detto...

l'ultimo quadro in modo particolare, mi fa pensare alle opere su pancali di riccardo..... non perchè ci sia una somiglianza estetica (a parte l'interruzione dell'immagine) visto che i colori e i soggetti non hanno assolutamente nulla in comune. Me li ricordano piuttosto per una "fratellanza" poetica... il segno dell'uomo in assenza dell'uomo, una pittura figurativa che gioca con l'atrazione, un'attenzione maniacale per il supporto...

sarebbe bello che riccardo potesse incontrare checco, marchino e massi... e da quest'incontro potrebbero nascere delle belle amicizie e sicuramente una mostra spettacolare.... chissà, magari un giorno... ;D