Kandinskij, vuole la leggenda, fissa il dipinto, e non riesce a capire cosa vi sia raffigurato. È affascinato dalla potenza di quella composizione, da quei colori caldi, da quella materia così densa, ma non ci vede niente. Solo dopo qualche istante riesce a mettere insieme tutti i tasselli del puzzle, e capisce. Ma ormai il click in mente gli è scattato, non si torna indietro. Kandinskij ha compreso quanto possa essere straordinaria la pittura, anche in mancanza di un referente. Autentica o fabbricata, questa è l’allegoria della nascita dell’arte moderna.
Per quasi tutto il XX secolo, artisti, critici, e pubblico si sono alternativamente schierati per l’una o per l’altra via, tra figurazione e astrazione sembravano esservi quasi solo sguardi in cagnesco.
L’oper

Il covone, sia chiaro, non vale solo da antenato remoto, come una scimmia antropomorfa non è per nulla simile all’homo sapiens sapiens in doppiopetto e valigetta: qui la somiglianza c’è, eccome, perché la pittura di Pasculli, ormai da molti anni, opera una continua variazione sul tema del paesaggio, per la precisione del paesaggio agreste. Niente città, insomma, e quasi niente case, niente figura umana, tutt’al più un marginale manufatto, come uno steccato.
Ma è un paesaggio che continuamente presuppone il lavoro dell’uomo, perché queste vedute collinari - che potrebbero essere romagnole o del Montefeltro, senesi come umbre, delle Langhe

Finestre è un titolo astuto, che mette in evidenza una modalità di visione solo app

Inoltre, le opere di Pasculli si offrono quasi più a una lettura tattile che visiva, sono dipinti lavorati e materici come la terra incisa, rivoltata, fecondata dei campi lo è dalle mani del contadino, sono segmentati, potati, smontati e rimontati come siepi, come rami d’albero, come filari.
Sembra tutta natura, ed è tutta storia.

1 commento:
l'ultimo quadro in modo particolare, mi fa pensare alle opere su pancali di riccardo..... non perchè ci sia una somiglianza estetica (a parte l'interruzione dell'immagine) visto che i colori e i soggetti non hanno assolutamente nulla in comune. Me li ricordano piuttosto per una "fratellanza" poetica... il segno dell'uomo in assenza dell'uomo, una pittura figurativa che gioca con l'atrazione, un'attenzione maniacale per il supporto...
sarebbe bello che riccardo potesse incontrare checco, marchino e massi... e da quest'incontro potrebbero nascere delle belle amicizie e sicuramente una mostra spettacolare.... chissà, magari un giorno... ;D
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