lunedì 3 gennaio 2011

L'Ansa, i numeri, l'informazione

Volevo scrivere un post brevissimo, oggi. Sarà breve ugualmente, ma mi trovo costretto ad aggiungere qualche frase.
Il nocciolo dell'idea che mi sentivo di esprimere, è che fino a quando la notizia di un soldato italiano ucciso in Afghanistan non verrà immediatamente accompagnata, in tutti i TG e su tutti i quotidiani, non solo dall'elenco progressivo delle vittime italiane (a oggi: 35), ma anche da quello dei morti locali, ecco io continuerò a trovare semplicemente scandalosa la manipolazione dell'informazione.

Ecco l'ANSA di oggi, 3 gennaio 2011:
"(ANSA) - KABUL, 3 GEN - Il numero dei poliziotti afghani uccisi nel 2010 e' sceso del 7% a 1.292 morti, malgrado continui la violenza nel Paese asiatico entrato nel decimo anno di guerra.
Lo ha detto una fonte governativa locale. Il portavoce del ministro dell'Interno ha comunicato che i ribelli uccisi sono stati 5.225. Il totale degli incidenti, tra imboscate, autobombe ed attacchi suicidi nel solo 2010 e' stato pari a 6.716. Per quanto riguarda invece le vittime tra i civili, sono state 2.043".

Lasciando da parte il fatto che di solito l'ANSA sa formulare una notizia in modo chiaro, mentre qui davvero non si capisce cosa si intenda con "il totale degli incidenti" - e la parola "incidenti" mi pare pure terribilmente inappropriata, essendo seguita e chiosata da "imboscate, autobombe ed attacchi suicidi" - non mi azzardo a fare conteggi, perché non so discernere se i 2043 civili siano compresi nelle 6716 vittime di "incidenti", o meno. E mi disgusta pure la contabilità dei "ribelli" uccisi, oltre cinquemila, i quali, invece che motivo di lutto, dovrebbero esser fonte d'orgoglio, gioia, festeggiamento, onore, compiacimento per la nostra efficacia sterminante. No, non li conto, stan lì sulla pagina, chi legge pensi quel che vuole. In un anno di guerra (guerra che va avanti da dieci anni), questo è, molto all'incirca, ciò che succede in Afghanistan.

La stessa cosa avveniva in Iraq. Ci sono siti, come icasualties.org, o Faces of the Fallen, che aggiornano in tempo reale sui "nostri" caduti. Delle decine, anzi centinaia di migliaia di persone spazzate via prima in Iraq e poi in Afghanistan, nessuno tiene il conto, anche perché come si potrebbe? Valli a riconoscere, quelli fatti a brandelli dalle autobombe, o dai cannoncini degli elicotteri che sparano a tutto ciò che si muove, o dalle bombe seminate a caso sui villaggi come si facevano nella seconda guerra mondiale, o quelli inceneriti dal fosforo bianco a Falluja. E, in fondo, chi se ne frega di un gigantesco database con le facce e i nomi della gente che ammazziamo per dar loro la libertà?
Però, certo, l'allarme gridato dalla prima pagina dei nostri quotidiani, accanto al lutto per il soldato ucciso, è quello per i martiri cristiani in Egitto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

BRAVO!!!
matte