venerdì 30 aprile 2010

Donarsi fino alla fine

Una bellissima pagina di Cristina Campo che accoglie il visitatore sulla home page di Libri Necessari (www.librinecessari.it), e che oggi mi parla in maniera particolare:


"Souffrir pour quelque chose c’est lui avoir accordé une attention extrême".
(Così Omero soffre per i Troiani, contempla la morte di Ettore; così il maestro di spada giapponese non distingue tra la sua morte e quella dell’avversario).
E avere accordato a qualcosa un’attenzione estrema è avere accettato di soffrirla fino alla fine, e non soltanto di soffrirla ma di soffrire per essa, di porsi come uno schermo tra essa e tutto quanto può minacciarla, in noi e al di fuori di noi.
È avere assunto sopra se stessi il peso di quelle oscure, incessanti minacce, che sono la condizione stessa della gioia.
Qui l’attenzione raggiunge forse la sua più pura forma, il suo nome più esatto: è la responsabilità, la capacità di rispondere per qualcosa o qualcuno, che nutre in misura uguale la poesia, l’intesa fra gli esseri, l’opposizione al male.
Perché veramente ogni errore umano, poetico, spirituale, non è, in essenza, se non disattenzione.
Chiedere a un uomo di non distrarsi mai, di sottrarre senza riposo all’equivoco dell’immaginazione, alla pigrizia dell’abitudine,all’ipnosi del costume, la sua facoltà di attenzione, è chiedergli di attuare la sua massima forma.
È chiedergli qualcosa di molto prossimo alla santità in un tempo che sembra perseguire soltanto, con cieca furia e agghiacciante successo, il divorzio totale della mente umana dalla propria facoltà di attenzione.

(Cristina Campo, ne Gli Imperdonabili)

Quando arrivi allo stremo, delle forze e delle speranze, e la logica ti ha abbandonato da tempo, così come la dignità, e l'amor proprio, e tutto ciò che sembra dar senso alle giornate, l'ultima cosa di cui avresti bisogno è un passo come questo.
Che invece è illuminante perché così contrario al senso comune dell'egoistico proteggersi, dell'occhialuto risparmiarsi, dell'animalesco sopravvivere.
Bisogna donarsi fino alla fine, perché ne vale la pena, niente altro vale la pena. Donarsi soffrendo, certo, in questa forma estrema di concentrazione. Quando la difensiva nebbia dell'esistere banale si sgombra, e vedi con tanta accecante chiarezza cosa davvero conta, nella vita, non puoi più distoglierne lo sguardo. In un mondo di talpe, comprendi l'aquila, che fissa il sole senza batter ciglio.
E io questo ho fatto, questo faccio, questo continuerò a fare.
Non ho bisogno di salvezza. Mi salva la stessa cosa che mi perderà, se mi perderà. Ma niente va perduto, in tanta sofferenza, in tanta gioia.

sabato 10 aprile 2010

Un lenzuolo messo a stendere

Leggevo in questi giorni che sono attesi due milioni di visitatori a Torino per la sindone. La cifra è da capogiro, ma lo è di più se contestualizzata. Se rapportata a ciò che avviene in questi giorni, con tutto il marcio che finalmente sta venendo fuori intorno alla chiesa e al suo degno "pastore"! E anche con tutto quello di cui non si parla affatto, come lo scandalo del collegio di Verona.
L'Italia è sempre la solita, deprimente, vigliacca, francamente regressiva: più i suoi patetici "simboli" vengono messi in discussione, più si vi compatta attorno, ginocchioni. Sindrome dello struzzo stupido. Invece che nello sforzo di migliorarsi, insegue sempre le sue certezze nel suo peggio, lo abbraccia, lo esalta, ci si rotola, ci si insterca tutta.
Non solo per questo, ma anche per questo, tanti più scandali e porcherie nascono intorno al Berlusca, tanto più lui vince.
Per questo, sospetto, il consenso dell'italietta fascista al suo buffone balconato fu tanto forte in tempi di embargo internazionale: evviva l'autarchia, gridavano entusiasti, correndo a donare fedi e ori. Abbiamo dato il potere a un cialtrone criminale? E tutto il mondo ce ne chiede ragione? Ebbene, dagli al resto del mondo, acclama lo scimmione.
Per questo, anche se non solo per questo, tanti processi per mafia ad Andreotti, carichi di prove schiaccianti e conclusi - come si sa o si dovrebbe sapere - con la conferma delle accuse, non ne scalfirono anzi ne rafforzarono l'aura.